Maria Stuarda

MARIA STUARDA

Tragedia lirica di Giuseppe Bardari

EDIZIONE CRITICA

a cura di Anders Wiklund

Edizione Critica delle Opere di Gaetano Donizetti

1991 G. RICORDI & C. S.p.A. – Milano COMUNE DI BERGAMO – Bergamo

CONTENUTO della Partitura

VOLUME PRIMO
Prefazione
Ringraziamenti
Introduzione storica di Elizabeth Hudson Facsimili

Sigle delle fonti principali Organico
Personaggi
Indice dei numeri

Maria Stuarda
Atto Primo

VOLUME SECONDO Maria Stuarda

Atto Secondo
Appendice 1 (Una primitiva stesura della cabaletta del N. 4)
Appendice 2 (Sinfonia, Milano, 1835)
Appendice 3 (Varianti vocali dalla riduzione per canto e pianoforte, Ricordi, 1836) Appendice 4 ([Recitativo] Dopo la cavatina Maria)
Fonti
Commento Critico

FONTI UTILIZZATE

– Fonti autografe: Partitura autografa, Stockholm, Stiftelsen Musikkulturens Främjande (Raccolta Nydahl); Riduzione autografa per canto e pianoforte del N. 7, London, Opera Rara Collection

– Altre fonti manoscritte: Bologna, Civico Museo Bibliografico Musicale [Coll. I 13/2], 2 voll., ff. 298, 138; Napoli, Conservatorio di Musica S. Pietro a Majella (Rari 3.6.21), 1 vol. ff. 203; Roma, Biblioteca del Conservatorio di Santa Cecilia (G. mss. 160); Parigi, Bibliothèque Nationale (D 2922-23), 2 voll., ff. 157, 101; Napoli, Conservatorio di Musica S. Pietro a Majella (Rari 13.5.7-8), 2voll., ff. 127, 90; Partitura di Buondelmonte del copista, con parti vocali autografe in «Coro prima del Finale Atto Io», ff, 103-14, Napoli, Conservatorio di Musica S. Pietro a Majella (Rari 13.2.1-2), 2 voll., ff. 164, 120

– Fonti musicali a stampa: Ricordi, riduzione parziale per canto e pianoforte di Buondelmonte (1834); Ricordi 1836, riduzione parziale per canto e pianoforte di Maria Stuarda (1836); Riduzione per canto e pianoforte Cottrau, nn. ll. 14116-33, 205 pp.; Riduzione per canto e pianoforte Gérard, n. l. 10320, 279 pp.;

– Libretti manoscritti: Copia autografa di Giuseppe Bardari, Firenze, Biblioteca Nazionale (Fondo Lanari: 9.3, cc. 1-20)

– Libretti a stampa: Milano, Teatro alla Scala, 1835-36

L’idea di un’edizione “definitiva” di Maria Stuarda (o in fondo, di molte opere donizettiane) è un concetto alquanto incerto. Donizetti non ha “finito” l’opera nel senso che intendiamo oggi; invece, a un certo punto egli l’ha semplicemente messa da parte, non tornandovi più sopra per via di varie circostanze, per avervi perso interesse, per il mancato successo dell’opera. In altre parole si può dire che il lavoro su Maria Stuarda fu “interrotto”, in attesa di nuove riprese e nuovi esecutori che potessero stimolare il compositore a riesaminare le sue scelte compositive.

In casi simili è normale che un’edizione critica indichi una versione del lavoro (spesso quella della prima rappresentazione) come lezione primaria, riportando in appendice revisioni e aggiunte. Tuttavia, nel caso di Maria Stuarda tale procedimento non è proponibile, in quanto non abbiamo alcun modo per identificare con certezza la versione preparata per Napoli nel 1834; […] la partitura autografa di Maria rivela parecchi strati di revisione. Anche se sappiamo con certezza che alcuni di questi sono di epoca posteriore alla “prima” napoletana abortita, è impossibile datare con precisione ciascun intervento, o decidere quali delle modifiche fossero fatte per ragioni “puramente musicali”, a differenza di quelle effettuate per ragioni pratiche (come ad esempio gli adeguamenti fatti per venire incontro alle diverse possibilità di una nuova compagnia di canto). Ma d’altra parte non sembra nemmeno desiderabile proporre come testo-base le versione milanese del 1835, anche se questa fu, in senso stretto, la “prima” dell’opera: a livello puramente pratico, buona parte di questa versione ci è pervenuta solo in una riduzione per canto e pianoforte a stampa […] e dunque in alcuni passi una strumentazione dovrebbe essere inventata dal revisore. Inoltre, le varianti vocali fatte su misura per la Malibran […] riflettono uno stile e delle capacità vocali tanto singolari che proporle nel testo-base della partitura potrebbe limitare le opportunità di eseguire l’opera.

Dopo aver considerato a lungo i documenti, abbiamo deciso di adottare come testo-base dell’edizione la versione dell’autografo di Donizetti nel suo stato attuale. Ciò significa inevitabilmente che il testo dell’edizione rappresenta uno stadio a qualche punto tra la versione di Napoli e quella di Milano. In termini strutturali ciò significa includere nel corpo dell’opera il duetto di Maria e Leicester (N. 5) – che non faceva parte della stesura originale per Napoli – mentre si riportano in appendice e nelle note a piè di pagina sia le varianti presenti in rR [edizione Ricordi del 1836] sia la sinfonia, scritte appositamente per Milano, ma assenti dall’autografo. La decisione di seguire la versione “autografa” è una scelta per lo più ovvia – anzi, inevitabile; e questa versione è (con un’unica eccezione […]) quella riportata in tutte le copie manoscritte contemporanee della partitura che abbiamo esaminato. (da Nota aggiuntiva: un’edizione critica di Maria Stuarda di Gabriele Dotto e Roger Parker nell’Introduzione storica)

Maria di Rohan
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Pia de' Tolomei
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